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TEA Carotidea
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CHIRURGIA DEL CUORE E DEI VASI


 


 

GENERALITA'
 

 

DIAGNOSTICA STRUMENTALE

 

CEC :CIRCOLAZIONE EXTRACORPOREA


 

CARDIOPATIE CONGENITE


 

VALVULOPATIE CONGENITE ED AQUISITE


 

STENOSI MITRALICA


 

INSUFFICIEZA MITRALICA


 

STENO INSUFFICIENZA DELLA TRICUSPIDE


 

INSUFFICIENZA AORTICA


 

STENOSI AORTICA


 

CHIRUGIA DEL CUORE INFARTUATO


 

TRAPIANTO CARDIACO


 

ANEURISMI DELL'AORTA ADDOMINALE


 

FISTOLA AORTO ENTERICA


 

LA CHIRURGIA DELLE CAROTIDI    


 

CAROTIC TEA


 

Nel 1944 per la prima volta  si intervenne in chirurgia vascolare per riparare una stenosi carotidea responsabile di una insufficienza cerebrovascolare . Il 30% dei pazienti con più di 50 anni presentano lesioni asintomatiche dei tratti extracranici di tipo steno-ostruttivo (occlusioni vascolari); non vi sono segni di sofferenza cerebrovascolare  e cerebrospinale quando è coinvolto l’asse vascolare vertebro basilare  che però possono facilmente evolvere verso una trombosi carotidea  con sintomatologia grave  se non letale  .

A volte per lesione dei vasa vasorum delle carotidi si ha presso le placche ateromasiche  potusione in carotide  ed ostruzione  con ictus cerebrale  ; i pazienti con insufficienza cerebrovascolare  nel 10 % dei casi muoiono nel periodo acuto , il 15 % nel 1^ anno e nell’8% nel 2^ anno ; dunque nel 33 % dei casi si ha dunque morte  entro 2 anni  , i sopravvissuti  nel 10 % dei casi riprendono la loro attività , nel 35% svolgono un lavoro ridotto nel 28% dei casi vivono senza bisogno di continua assistenza , il 17% necessitano di assistenza continua  ; il 74% dei casi si presentano con sintomi premonitori  come crisi epilettiformi .

Il 14% dei pazienti hanno meno di 50 anni di età , il 46% hanno meno di 60 anni e l’83% meno di 80anni .

Per TIA intendiamo attacchi ischemici transitori che si manifestano come  sintomatologia  premonitrice  di eventuali attacchi ischemici permanenti del circolo cerebrale  (ictus cerebrale ) . Questi ultimi possono dopo la fase acuta portare a morte il paziente  o ad un parziale miglioramento della sintomatologia  . L’encefalo ha un sistema di regolazione omeostatico  che gli permette di difendersi dagli stati di ipo ed ipertensione  ; in caso di ischemia  entro certi limiti fisiologici il sane viene cortocircuitato \ dirottato  presso i distretti cerebrali che meno  sopportano lo stato di ischemia da ipoperfusione  ( emostorno da ipossia per emometacinesia ) .

La cellula neuronale di per se  è molto sensibile allo stato di ipossia ; dopo due minuti di ipossia  si hanno lesioni neuronali irreversibili , tale tempo può essere prolungato riducendo la temperatura corporea  (ibernazione) . Alla base di tali TIA  sembrano esserci le stesse placche ateromasiche  che formano aggregati di piastrine trascinati dal sangue nei vasi encefalici dove formano microemboli  che poi sono portati via dallo stesso sangue ovvero lisati dal sistema endogeno della trombolisi (TPA : attivatori tessutali del plasminogeno) . Da tali microemboli derivano i TIA meglio noti come attacchi ischemici transitori cerebrali.

Nello stadio 0  il paziente è asintomatico  cioè sarà reperibile  solo un soffio da stenosi carotidea sul focolaio di auscultazione del vaso corrispondente ad un fremito palpatorio ; nello stadio Ia  abbiamo i classici TIA ; nello stadio Ib  abbiamo TIA che si prolungano nel tempo oltre le 24 ore  per poi scomparire clinicamente senza lasciare esiti ( reliquati ) malgrado alla TAC cerebrale permangano aree di iperdensità della zona colpita  esito anatomico di tale situazione . Nello stadio II  abbiamo ischemia in evoluzione  che dura circa un mese  per poi migliorare lasciando però esiti  cerebri di deficit funzionale ovvero peggiorare  evolvendo verso l’ictus conclamato.

Nello stadio IIIa  abbiamo ictus  conclamato con  esiti permanenti lievi mentre nello stadio IIIb abbiamo ictus con esiti permanenti gravi .

I sintomi e\o segni clinici si distinguono in carotidei e vertebrobasilari ; il poligono di Willis  è costituito da rami terminali delle arterie carotidi interne  e vertebrali che sono a tale livello anastomizzati a  loro e provvedono così ad una adeguata irrorazione cerebrale . Quando è alterato il flusso ematico a livello del sistema carotideo avremo alterazioni motorie  per ischemia delle aree prerolandiche della corteccia cerebrale mentre se sarà interessato il sistema vertebro basilare  avremo disturbi visivi  (corteccia calcarina ) e dell’equilibrio statico ( cervellettto) .

Un paziente può avere lesione del primo tratto della succlavia da dove prende origine  la vertebrale ; in tale caso  il sangue attraverso la vertebrale integra  raggiunge il tronco basilare ed inverte la direzione della corrente del flusso ematico guadagnando la vertebrale malata ipoperfusa per la stenosi\ ostruzione della succlavia da cui origina (sindrome del furto della succlavia) . Tale situazione ovvero tale meccanismo di compenso emodinamico permette la irrorazione dell’arto  vascolarizzato dalla  succlavia occlusa ; pertanto quando tale arto  (generalmente quello sinistro per ragioni anatomiche : a destra abbiamo il tronco anonimo la cui occlusione è meglio compensata da un emostorno carotideo ) copie degli sforzi  fisici che richiedo una maggiore irrorazione dell’arto con tale meccanismo abbiamo un sequestro di sangue dal circolo cerebrale con conseguente ipossia cerebrale (drop attack a sx ; sincopi e crisi lipotimiche a destra) .

Tale sindrome del furto della arteria succlavia è un esempio di s. emoderivativa   per tali lesioni la diagnosi si avvale di dati clinici ( debolezza : ipostenia ed ipocinesia dell’arto meno irrorato) ; infatti si avrà assenza del polso radiale  e\o asincronia dei polsi arteriosi ; i paiente può presentare sintomatologia neurologica come vertigini , acufeni , scotomi e deficit visivi (offuscamenti visivi) etc… ; per la diagnosi poi ci si avvale  di indagini strumentali come la flussovelocimetra ad effetto doppler , la ecografia (B-mode )dei tronchi sopraortici (TSA) in duplex scanner (ecodoppler) ovvero con elaboratore analogico con codice a colore ( ecocolordoppler) con cui definiamo sede e grdo della lesione emodinamicamente ; nel caso del furto della succlavia tali indagini consentono di stabilire se le alterazioni del flusso da lesione sono definitive od intermittenti e dunque indirizzare il successivo protocollo diagnostico radiologico strumentale .

Quando si documenta una steno\ostruzione stabile eseguiamo direttamente una angiografia carotidea (evitare le tecniche dirette  di puntura carotidea che possono far partire emboli) e\o dei TSA per via transfemorale o meglio ancora con tecnica digitalizzata con elaboratore analogico per la sottrazione di immagine . Se documentiamo una steno\ostruzione intermittente dobbiamo procedere a diagnosi differenziale radiologica con altre cause di occlusione vasale generalmente ab estrinseco ( cervico disco artrosi , coste soprannumerarie , sindrome dello scaleno medio : Outlet Thoracic syndrome ….sindrome dell’egresso toracico superiore) eseguendo rx del rachide cervicale.

La terapia chirurgia della affezione consiste nel by – pass carotido succlavio con pontaggio in PTFE o dacron Woven per correggere tale emoderivazione .

La arteria carotide interna presenta come ramo collaterale intracranico solo la arteria oftalmica per tale ragione si capisce che in tale caso di stenosi onde evitare  le deleterie conseguenze emodinamiche della eventuale occlusione del vaso collaterale bisogna intervenire chirurgicamente a scopo profilattico . La ischemia del circolo cerebrale  si avrà quando la stenosi sarà emodinamicamente significativa cioè quando comporta  alterazioni del flusso ematico e della pressione sanguigna ; inoltre la ischemia cerebrale può anche conseguire ad embolizzazione da placca che tende  a formarsi prima la biforcazione  carotidea ovvero a livello del bulbo carotideo sede del carrefour dove nel lume della carotide comune emodinamicamente si vengono a creare turbolenze del flusso che predispongono al danno vasale e dunque alla formazione di placche ateromasiche . La placca ateromasica come gli emboli che da essa prendono origine tendono a guadagnarsi per circa 1 – 1,5 cm la carotide interna  che presentando un flusso a bassa pressione (il circolo cerebrale intracranico presenta basse resistenze al flusso ematico a differenza del circolo cerebrale della carotide esterna che irrorando distretti muscolocutanei e non parenchimali presenta un flusso ad alta pressione che si oppone ad elevate resistenze ) avrà anatomicamente un alibro vasale > rispetto a quello della carotide interna . Tale condizione anatomo clinica che può sembrare paradossale se si considera che in tale sede anatomica la placca tende a svilupparsi in un vaso con minor regime pressorio tuttavia dal punto di vista tecnico chirurgico  rende molto più  agevole l’atto operatorio oggetto dell’intervento del chirurgo che si trova ad intervenire su di una lesione dalla estensione limitata  (raramente e solo nelle biforcazioni alte della carotide comune ossia in quelle superiori alla apofisi trasversa della IV vertebra cervicale corrispondente al margine superiore della cartilagine tiroidea della laringe : il tubercolo carotideo di Chassaignacod apofisi trasversa della VI vertebra cervicale corrisponde al punto di repere anatomo chirurgico della carotide comune ) .

La placca può essere rigida (dura ) se calcifica e molle o fibrosa ; può presentarsi ulcerata prevalentemente quando è molle e pertanto pi pericolosa perché dall’ulcerazione dell’endotelio possono ingenerarsi trombi e\o emboli . Dunque la integrità  dell’endotelio dobbiamo ricordare  che è la condizione necessaria  perché non si verifichi trombosi ; infatti in caso contrario  il collageno sottoendoteliale  attiva le piastrine  che aderiscono e si aggregano formando il trombo bianco ed avviando la trombogenesi .

Dalla placca ateromasica soprattutto se molle ed ulcerata può originare un embolo che causa grave ischemia  acuta cerebrale  (T – ICTUS) o microemboli responsabili dei cosiddetti classici TIA (attacchi ischemici transitori)  che ci indicano la esigenza dell’intervento di pulizia chirurgica . Nei soggetti ipertesi infatti in corso di crisi ipertensiva si può avere rottura dei vasa vasorum  sottostanti alla placca  che tenderà ad ostruire  completamente  il vaso  (protude nella carotide)  causando trombosi acuta cerebrale  (ictus cerebrale).

Dunque i TIA sono segni premonitori  di un ictus  che in tale caso  potrà essere  evitato eseguendo la pulizia chirurgica della carotide   dalle placche aterosclerotiche .

Durante l’intervento da eseguire sempre a cielo aperto ,perché qui le tecniche conservative endovascolari sono da bandire considerato il rischio di letali e dannose microembolie da pratiche chirurgiche  endovascolari   , esigono la necessità di evitare di rilasciare lembi endoteliali (endothelial Flaps) fluttuanti che possono ostruire il vaso ovvero determinarne trombosi al ripristino del circolo cerebrale dopo declampaggio al termine della TEA   (tromboendoarteriectomia carotidea) . Quando si opera in tale sede anatomica bisogna fre attenzione a non edere l’ansa del nervo ipoglosso ; il tessuto nervoso non sopporta la ischemia per più di 1 – 1,5 minuti pertanto durante l’intervento chirurgico bisogna evitare che si verifichi tale situazione  nel corso del clampaggio della carotide per eseguire l’intervento di pulizia ( TEA).

In passato si ricorreva di principio a tecniche di Shunt temporaneo del tratto di carotide da operare , ma tale accorgimento tecnico poteva comportare altre complicanze oltre che prolungare i tempi operatori . Successivamente si capì che si poteva anche ostruire la carotide clampando il vaso da operare  perché il poligono di Willis  e l’intero circolo cerebrale  può sopperire e compensare  tale situazione emodinamica con specifici meccanismi di compenso .

Oggi dunque non si ricorre più di principio a tali Shunt però si ricorre spesso alla tecnica della Stump Pressure cioè durante l’intervento si monitorizza con manometro a circuito idraulico connesso con un ago la pressione del circolo cerebrale incannulando la carotide interna a valle del clamp . In passato si poneva come limite pressorio (pressìon de la branchè) di sicurezza quello di 30 mmHg per la esecuzione di shunt temporanei , oggi tale limite da vari autori è stato rialzato a valori di 50 – 60 mmHg anche se i maggiori autori della letteratura (francesi e americani ) iternazionale in tale campo sono concordi a considerare tale limite quello di 40 mmHg .

La valutazione della pressione del circolo cerebrale  (carotide interna) si da informazioni circa la efficienza dei meccanismi di compenso emodinamico che tale circolo oppone allo stato di ischemia.

Tali interventi  sembrano migliorare la sopravvivenza a 5 anni di tali  pazienti affetti da stenosi carotidea ; tuttavia  oggi tale tipo di chirurgia con l’avvento delle moderne metodiche strumentali che ci consentono di monitorizzare nel tempo la evoluzione clinica di tale patologia  si è molto sviluppata ed evoluta soprattutto alla luce degli accertati e documentati benefici   effetti che essa può avere nei confronti della prevenzione degli ictus cerebrali spesso preceduti da TIA che da Noi possono essere facilmente rilevati e diagnosticati  ( chirurgia Preventiva)

Alcuni chirurghi – autori americani eseguono il clampaggio per la chirurgia delle stenosi carotidee valutando la risposta del paziente  eseguendo EEG per monitorare ; altri più empiricamente e grossolanamente  in anestesia locale dei gangli cervicali valutano la efficienza motoria  di tale paziente in corso di intervento monitorando la attività motoria dell’arto superiore controlaterale alla sede operata.

Infine bisogna ricordare che spesso tali pazienti sono asintomatici per cui la diagnosi occasionale scaturisce dalla rilevazione della stenosi carotidea  in corso di esame clinico con cui si ausculta un soffio carotideo  ; quando invece giungono al chirurgo per altre ragioni (trombosi ileoaortiche , arteriopatie croniche ostruttive degli arti inferiori , aneurismi aortici etc…) bisogna ben valutare  il timing operatorio ovvero quale intervento   avrà diritto alla priorità operatoria e pertanto dà compiere prima  . Nel più dei casi bisogna dare la priorità alla stenosi carotidea soprattutto nel paziente geriatrico anche se dubbi sorgono in caso di gravi aneurismi aortici toracoaddominali che possono facilmente dissecarsi , fissurarsi e rompersi nel corso del clampaggio carotideo per la chirurgia della stenosi carotide. Di contro rappresenta la regola  l’insorgenza di TIA e\o Ictus nei pazienti con stenosi carotidea che vengono sottoposti ad aneurismectomia aortica soprattutto in concomitanza delle variazioni pressorie abnormi e mal controllate dall’anestesista che si realizzano all’atto del clampaggio e declampaggio aortico  per gli interventi sull’aorta toracica ed addominale.


 

TVP : TROMBOSI VENOSA PROFONDA


 

FLEBOTROMBOSI E TROMBOFLEBITI


 

VARICI


 

UTILIZZO DI GRANDE VENA SAFENA    PER IL CONFEZIONAMENTO
 

DI BY PASS FEMORO-POPLITEO   IN SITU [ CHIVA Technique] 


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